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mercoledì 30 marzo 2011

L'instervista a Claudia Tarolo e Marco Zapparoli di Marcos y Marcos sulla "legge sul prezzo dei libri"

Claudia Tarolo e Marco Zapparoli, con la vostra Marcos y Marcos siete stati tra i fondatori dell'associazione "I mulini a vento", che si è battuta per modificare la prima versione, licenziata dalla Camera nel luglio dell'anno scorso, del ddl Levi sulla "Nuova disciplina sul prezzo dei libri". A un tratto, però, seppur a malincuore, avete abbandonato gli altri promotori dell'iniziativa. Potete spiegarci cosa è successo?

Non abbiamo mai smesso di condividere l’assoluta necessità che alla proposta di Legge Levi si dovessero apportare modifiche sostanziali. Impensabile non mettere un tetto agli sconti nel corso delle campagne. E impossibile accettare che le campagne si potessero riproporre a ripetizione. Siamo stati i primi a batterci, ci siamo battuti fino all’ultimo. Per questo ci siamo dissociati a malincuore, e dopo lunghi tentennamenti. Semplicemente, da un certo momento in poi non abbiamo condiviso lo stile con il quale i "Mulini" conducevano questa battaglia. Nulla di grave: anzi, con alcuni di loro siamo in ottimi rapporti. Però ci sentivamo e ci sentiamo molto più utili ed efficaci in due modi: 1) “mediando” le posizioni all’esterno di questo gruppo con i grandi attori 2) mantenendo una politica coerente sugli sconti non effettuando alcuna campagna con sconto superiore al 20%, come invece fanno alcuni piccoli editori, perfino attraverso il proprio sito.

Il disegno di legge recentemente licenziato dal Senato prevede, oltre al tetto del 15% agli sconti praticabili sui volumi, un limite del 25% sulle promozioni degli editori e la non reiterabilità delle campagne promozionali (che dovranno diversificarsi nel corso dell'anno solare). Dal vostro punto di vista, si tratta di un successo, di un buon compromesso o di un risultato deludente? E perché?

Secondo noi si tratta di un successo, perché oggi non c’è alcun limite alle promozioni, mentre se tutto va bene da settembre ci sarà. Forse, tentando qualche mediazione in più, a questo risultato saremmo arrivati anche prima, guadagnando quasi un anno. Un punto molto importante da sottolineare, per il quale Marco Polillo (Presidente AIE) si è sempre battuto, sta nel fatto che non si potranno più fare promozioni a dicembre. Sapete quanto sono importanti per i librai le vendite di questo mese? Dicembre per molti librai indipendenti rappresenta per molti il 25% del fatturato di un anno!

Qualcuno ha criticato aspramente il provvedimento, accusandolo di essere contrario alla logica del mercato, di impedire l'abbassamento dei prezzi, di osteggiare il mondo del mercato on-line (soggetto allo stesso tipo di limitazioni). Cosa rispondete a queste critiche?

Chi avanza queste critiche non ha idea di quanto una liberalizzazione dei prezzi coinciderebbe con la fine del libero mercato del libro. Il nostro mercato si basa sul fatto che si propongano libri sempre nuovi. Perché questo accada, occorre accordare ai librai il diritto di resa. Il pilastro su cui si regge il diritto di resa, però, è l’esistenza del prezzo fisso. Sono tre passaggi strettamente collegati l’uno all’altro. Cosa accadrebbe se invece ci fosse una totale liberalizzazione dei prezzi? Nel giro di poco tempo si pubblicherebbero solo best seller, e anche questi verrebbero svenduti. Oggi, pur di “prendersi” il mercato, molti sarebbero disposti a vendere sottocosto. Poi, però, tutti ne pagherebbero le conseguenze. Il che accadrà anche se gli e-book verranno “svenduti”, e non proposti a un prezzo adeguato: e da come si stanno mettendo le cose, sembra che si vada proprio in questa direzione.

Per restare in tema di digitale, internet e le nuove tecnologie in generale stanno cambiando profondamente il mondo dell'editoria. Basti pensare a quanto accade su Amazon.com, la più grande piattaforma e-commerce mondiale, in cui il numero di e-book venuti ha sorpassato quello dei volumi cartacei. Qual è il vostro atteggiamento nei confronti di questi fenomeni? Come editori, guardate ad essi con preoccupazione oppure come ad una risorsa?

La leggibilità, la qualità degli ebook e dei supporti su cui li si leggono continua a migliorare. Gli editori che continueranno a puntare sui libri di carta dovranno renderli estremamente appetitosi. Sarebbe più conveniente che gli ebook non fossero libri di carta in versione impoverita, ma diventassero più interattivi. Creando un mercato diverso e complementare rispetto al libro di carta. Entreremo sul mercato degli ebook quando troveremo la formula giusta per proporre un prodotto adeguato, attraente e NON in concorrenza con libri e librai. C’è poi un altro problema legato alla diffusione degli ebook. Non è solo legato ai prezzi, ma al fatto che chi domina le piattaforme digitali – non gli editori, non gli agenti, non gli autori – potrebbe davvero farla da padrone. Per intenderci, chi possiede le piattaforme potrebbe svolgere il ruolo di primo attore che Steve Jobs ha avuto nei confronti della diffusione della musica quando ha lanciato iTunes, trasformandolo nello standard di diffusione della musica digitale. Attenzione quindi a non farci troppi autogol: da un lato la pirateria, dall’altra i colossi!

Prima di diventare legge, il ddl dovrà ripassare alla Camera. C'è spazio, a vostro giudizio, per eventuali ulteriori aggiustamenti o modifiche?

No, secondo noi si deve chiudere al più presto, per evitare di slittare di un altro anno con l’inizio dell’applicazione di questa preziosissima legge.

Vincenzo Vita (PD), relatore al senato del ddl assieme al collega Franco Asciutti (PdL), ha specificato come, nonostante la legge Levi costituisca un buon passo in avanti, essa non sia «la vera riforma del sistema dell’editoria». Quali sono, a vostro giudizio, i punti che un'eventuale riorganizzazione legislativa del sistema dovrebbe tenere in considerazione per salvaguardare soprattutto quel prezioso patrimonio culturale rappresentato dall'editoria (e dalle librerie) indipendenti?

Non abbiamo alcuna ricetta, ma la nostra sensazione è che si potrebbe incentivare la lettura in mille modi, anziché in nessuno, come si fa oggi.

In conclusione, come spieghereste a un lettore/consumatore i vantaggi che questa legge potrebbe apportare per lui?

I prezzi dei libri smetteranno di aumentare. Gli sconti che attualmente vengono fatti sono fasulli. Se chiudono le librerie e la maggior parte delle case editrici, nel giro di una decina di anni i libri saranno un articolo costosissimo e a disposizione di qualche decina di migliaia di lettori. Noi siamo convinti che in uno scenario così terribile potremmo vendere i nostri libri al doppio del prezzo attuale. Ma li venderemmo a duemila lettori d’elite. Sarebbe un passo indietro di qualche secolo! Invece quest’anno, per festeggiare i nostri 30 anni di attività con un gesto coerente, per allargare il pubblico, anziché fare campagne con sconti, sapete che abbiamo fatto? Un gesto controcorrente che non fa proprio nessuno. Abbiamo abbassato i prezzi dei nostri titoli più importanti, e li abbiamo proposti in una collana più accurata ed elegante del solito. E i librai e i lettori stanno premiando questa scelta. I nostri titoli di catalogo stanno vendendo il 20% in più dell’anno scorso. Con i tempi che corrono, è quasi un miracolo!

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